di Isabella Weber
Sul palco del Teatro Sociale sono stati premiati i vincitori dei due concorsi cinematografici che hanno accompagnato le giornate del Noir in Festival tra Milano e Como. Da un lato il Premio Caligari (assegnato a Gatta Cenerentola di Alessandro Rak) che ha acceso per la prima volta i riflettori sulle specificità italiane del film noir; dall’altro il concorso internazionale, con in palio il Black Panther, (vinto da Handia di Jon Garaño e Aitor Arregi) che come da tradizione ha portato in Italia in anteprima il meglio del cinema di genere internazionale.
Per seguire e giudicare due concorsi tanto impegnativi erano necessarie delle grandi giurie. A Milano i film nella selezione del Premio Caligari sono stati discussi da una giuria popolare di cento persone composta per la maggior parte da studentesse e studenti della IULM e altre dodici università, e da appassionati di cinema di tutte le età. A dialogare con questa imponente giuria è stato chiamato un piccolo gruppo di esperti formato dai critici cinematografici Paola Casella e Fabio Ferzetti, e dallo sceneggiatore Salvatore De Mola.
«La nostra era una strana posizione - ha osservato Ferzetti -, ma abbiamo avuto il piacere di dialogare con una platea agguerrita e competente. I giudizi sui film cambiano anche riguardo alla situazione nella quale si guardano e questa selezione di otto film così diversi per linguaggi e impianto ci ha molto stimolato».
«Il nostro approccio critico - ha aggiunto Casella -, nonostante le differenze dei nostri background, si è rivelato complementare e dialogare con il resto della giuria, che invece ha avuto spesso reazioni molto diverse dalle nostre, ci ha aiutato a vedere i film da prospettive diverse».
Estremamente soddisfatti dell’esperienza come giurati anche gli studenti, che hanno colto l’opportunità di scoprire film poco distribuiti in sala (Daniele e Angelo), di apprezzare le diverse declinazioni del cinema noir e di confrontarsi con esperti e professionisti del mondo del cinema (Rebecca e Emanuele). Non sono mancate neanche le sorprese: «Conoscevo Maccio Capatonda per i suoi sketch ma non avevo mai pensato a lui come a un regista da grande schermo. Non mi aspettavo di ritrovarlo in un Festival "serio" e sono stata molto curiosa di vederlo in questo contesto» (Maria).
Commentando il Premio a Gatta Cenerentola, Ferzetti si è detto felice del fatto che, partendo da strade tanto diverse, i giurati "professionisti" e quelli "popolari" siano arrivati allo stesso risultato.
La giuria internazionale del Panther Award si è nutrita quest’anno di personalità e professionalità diversissime, unite da una comune passione per il cinema: la regista di serie di successo (Collateral, Marvel’s The Defenders) SJ Clarkson; il fotografo di moda Pedro Usabiaga; il presidente dell’associazione di critica International Cinephile Society, Cédric Succivalli; gli attori Sara Serraiocco (Nastro d’Argento come attrice rivelazione per Salvo) e Lorenzo Richelmy (protagonista della serie Netflix, Marco Polo).
«Amo profondamente il noir - ci racconta Richelmy - che considero un’atmosfera più che un genere. È forse il cinema che più di ogni altro assomiglia al teatro per il suo minimalismo e la forza dei suoi protagonisti, e offre agli attori ruoli memorabili».
Grande appassionata di noir, anche SJ Clarkson ha apprezzato la selezione: «Per i registi è importante vedere film realizzati da altri e molto diversi tra loro, mi ha dato molta energia vedere lavori così interessanti qui al Noir in Festival».
Pedro Usabiaga da parte sua ha sempre intrecciato il suo grande amore per il cinema con il suo lavoro di fotografo: «Non posso distinguere nettamente il mio sguardo professionale da quello di cinefilo, l’uno è il naturale prolungamento dell’altro. Quando vedo e giudico un film penso a tutto quello che c’è dietro, dai costumi, al set, allo script… questa selezione mi ha sorpreso per i tanti modi in cui ho visto i film approcciare il genere noir. Per me il noir era Il grande sonno ma, in effetti, ci sono tanti modi di declinarlo!».
La declinazione noir che infine ha più convinto i giurati è stata quella proposta dal film basco, Handia, per la sua capacità di affrontare la questione dell’identità culturale e Joseba Usabiaga, co-protagonista del film, ha ritirato il premio e ha ringraziando in particolar modo la giuria per la sua capacità di «saper leggere tutti i molteplici strati del film».