di
Michela Greco,
Cinecittà News«La sceneggiatura definitiva, secondo me, è quella che produce novanta minuti di puro cinema, che fluisce da solo. Il resto sono solo sciocchezze». Comunque lo vogliate interpretare, questo è il pensiero che oggi
Abel Ferrara ha sulla settima arte. Celebrato con il
Noir Honorary Award, il regista statunitense ha incontrato il pubblico nella Sala Bianca del
Teatro Sociale di Como e ha raccontato come la sua visione del cinema si sia evoluta nel corso degli anni. I tempi in cui girava opere come
Il cattivo tenente e
King of New York, tra i suoi migliori esempi di cinema di genere, sembrano lontani. «Io stesso non saprei dire cos'è il cinema noir - dice il cineasta -. Quando ho girato
The Addiction, un film sui vampiri, era necessario seguire molte regole dettate dal genere, non si poteva infrangerle, e ho lavorato con disciplina, ma oggi quando giro un film ho un approccio opposto. Fu bello, comunque, realizzare
The Addiction anche se incassò poco o niente, perché si era creato un bellissimo rapporto tra me e gli attori».