«In fondo a ogni trama di Margaret Atwood c’è un mistero, spesso nella forma di un cadavere», si scrive della pluripremiata e pluricandidata al Nobel scrittrice canadese (Jackie Shead, Margaret Atwood: Crime Fiction Writer. The Reworking of a Popular Genre, Routledge, 2015).
Perché è vero, i romanzi di Atwood sono disseminati di cadaveri, vittime di omicidi, suicidi, morti accidentali, insieme a omicidi politici, persino una pandemia che distrugge la maggior parte della popolazione mondiale, e a scorrere la sua vasta bibliografia, risulta evidente l’utilizzo di questo genere popolare fin dai titoli delle sue opere (Tornare a galla, Bodily Harm, L’altra Grace, L’assassino cieco, L’ultimo degli uomini).
Da sempre interessata alla narrativa di genere (specie Conan Doyle e Dashiell Hammett), a lei cara per la capacità di creare «un mondo frenetico, tagliente e pieno di dialoghi vividi e parole che non avevo mai sentito pronunciare» (M.A., Mystery Man, «The New York Review of Books», Feb. 14th, 2002), Atwood rinnova e reinterpreta gli elementi generici del romanzo criminale, in particolare quelli di whodunit, romanzo deduttivo e spy thriller, e si allontana dalla convenzione attingendo alla teoria della fantascienza, al femminismo e al post-colonialismo, arrivando a costruire i suoi romanzi in modo tale da trasformare i suoi lettori in investigatori. Quando leggiamo un libro di Atwood, infatti, non solo dobbiamo metterne insieme la trama, ma possiamo diventare più consapevoli del processo di produzione di quella fiction e perfino dei nostri modi di dare un senso al mondo. Quel mondo profetizzato nel 1985 nel distopico Il racconto dell’ancella e così tanto simile all’America del 2017.
Non c’è dunque Premio Chandler più meritato e più attuale di quello che consegniamo quest’anno, segnato dal centenario della Rivoluzione d’Ottobre, a una delle più grandi scrittrici che Noir in Festival ha avuto l’onore di ospitare nella sua storia, e a cui va tutta la nostra ammirazione e riconoscenza per la generosità e l’entusiasmo con cui ha risposto al nostro invito.