di Adrian Wootton
traduzione di Federico Greco
«Hammett ha sottratto il delitto dalla cristalleria in cui era intrappolato e lo ha catapultato nei vicoli sporchi della città. Hammett ha restituito l’omicidio a quel genere di persone che lo commettono per un motivo preciso, non solo per fornire un cadavere alla storia; e con qualunque cosa capitasse per mano, non con cesellate pistole da duello, curaro e pesci tropicali. Era spartano, frugale, dal carattere duro, ma faceva in continuazione ciò che solo i migliori scrittori sono in grado di fare. Scriveva scene che sembrava non fossero mai state scritte prima».
Tratto da La semplice arte del delitto di Raymond Chandler, 1944.
Dashiell Hammett (1894-1961), scrittore americano di romanzi e racconti, potrà anche non aver creato la "formula" del romanzo poliziesco hard-boiled - la storia ha misteriosamente deciso che tale titolo appartiene al tristemente sconosciuto Caroll John Daly - né essere stato il vate del pulp, un riconoscimento appannaggio del suo grande ammiratore Raymond Chandler, che perfezionò il sottogenere con la sua prosa arguta, elegante e romantica. Ma, come Chandler descrisse così chiaramente nel suo fondamentale saggio La semplice arte del delitto, Hammett ne fu davvero il primo grande esponente e i suoi beffardi, satirici, rudi lavori a partire dal 1920 ebbero una profonda influenza nel definirlo e renderlo popolare; non da ultimo perché fornì un brillante materiale di partenza per alcuni determinanti prototipi di quelli che in seguito sarebbero stati chiamati Film Noir, compreso naturalmente La chiave di vetro (The Glass Key).
All’inizio, tuttavia, nulla delle origini di Hammett suggeriva che si sarebbe cimentato nella letteratura. Nato nel 1894 in Maryland da una famiglia di contadini indigenti, ebbe un’educazione rudimentale che si interruppe a tredici anni. Dopo una serie di lavori saltuari, divenne investigatore presso la famosa Agenzia Pinkerton.
Viaggiò in lungo e in largo per gli Stati Uniti e il lavoro gli diede un’entrata stabile, ma - cosa più importante - gli offrì la possibilità di affacciarsi su un mondo moralmente ambiguo, violento, spesso corrotto, in cui investigatori e criminali si confondevano con una certa frequenza. Fu questa esperienza concreta di detective cinici, politici venduti, affaristi senza scrupoli e incalliti, spesso disperati, criminali a procurargli quel materiale prezioso che avrebbe utilizzato così frequentemente per i suoi lavori futuri. Questo ambiente risvegliò in Hammett anche una coscienza sociale di sinistra fin lì nascosta, che avrebbe avuto un profondo impatto sulla sua scrittura e la sua vita.
Ma fu solo dopo l’esperienza nelle forze armate durante la Prima guerra mondiale - che gli procurò un serio danno alla salute trasformatosi in tubercolosi (con relativo danno ai polmoni per il quale soffrì il resto della sua vita) e gli fece incontrare l’infermiera che divenne la sua prima moglie, con cui subito dopo ebbe due figli - che nel 1921 Hammett rinunciò a malincuore alla sua carriera di detective e si mise alla ricerca di un nuovo lavoro.
Dopo un corso di giornalismo che ebbe vita breve, Hammett propose una serie di articoli che furono subito pubblicati dalla rivista «The Smart Set» nel 1922, ma raggiunse la vera indipendenza solo quando la rivista gemella appena nata, «Black Mask» - lanciata per sfruttare al meglio l’appetito per racconti polizieschi più realistici e pieni d’azione di un pubblico in rapido aumento - iniziò a chiedergli le sue storie, a partire da Arson Plus nell’ottobre del 1923. Con questo racconto Hammett mise le basi di una delle sue due più famose creazioni, il detective The Continental Op, un investigatore senza nome, decisamente poco glamour, di mezza età, sovrappeso, ultra cinico e dotato di humor nero, che si scontra con gangster senza pietà e poliziotti corrotti, vaga per le pericolose, sudicie, tormentate strade della città (ambientate principalmente in una variante di San Francisco), tentando di fare un po’ di bene in un mondo molto cattivo. The Op è probabilmente il primo vero detective hard-boiled della letteratura americana dei gialli polizieschi, cosa che lo rende molto importante. Ci sarebbero stati in seguito non meno di trentasei racconti di Op, quasi tutti pubblicati da «Black Mask», e due romanzi: Piombo rosso (The Red Harvest, 1929) e The Dain Curse, entrambi pubblicati inizialmente a puntate in «Black Mask», ognuno dei quali attingeva alle prime storie di Op pubblicate che Hammett riadattò e unì insieme in singoli, lunghi romanzi. Le storie di Op, in particolare i due grandi romanzi, sono narrazioni intense, poco emotive e ciniche che presentano una tagliente galleria di personaggi moralmente ambigui, corretti da un’ironia asciutta e nera e scritti con uno stile duro, secco, minimale che avrebbe ispirato e incoraggiato diversi imitatori. Hammett fu il più importante motivo di popolarità di «Black Mask» e del genere nel suo insieme da offrire quel modello che Raymond Chandler, Cornell Woolrich, James M Cain, Burnett e altri avrebbero in seguito adottato e arricchito.
Durante questo periodo di incredibile produttività ed energia creativa, Hammett creò l’altro, forse ancora più memorabile, annoiato detective Sam Spade, apparso in tre racconti e un romanzo classico, vale a dire Il falcone maltese (The Maltese Falcon, 1930). Spade, vista la maggiore personalità e un più accentuato sex appeal - viene descritto come un "Satana biondo" - del manifesto alter ego di Hammett, Op, è rappresentato come pericoloso e moralmente ambiguo e così diventa un antieroe più interessante, credibile e umano, la cui personalità avrebbe radicalmente riecheggiato per tutto il genere, gettando il seme per la nascita di Phillip Marlowe e di molti altri investigatori romanzeschi sulla sua scia. Questo libro rafforzò inoltre la reputazione critica di Hammett quando, come riconoscimento alla sua originalità, sul Falcone maltese piovve il consenso e la sua popolarità divenne commercialmente tanto alta che ne furono fatte sette ristampe nel primo anno di pubblicazione. Facendo seguito a tali influenti creazioni letterarie e ai racconti a puntate di cui erano protagoniste, Hammett scrisse anche La chiave di vetro (The Glass Key, 1931), un romanzo a puntate pubblicato su «Black Mask» nel 1930 ma che fu pubblicato in volume unico non prima dell’anno seguente. Nonostante non vi siano presenti nessuno dei suoi detective, è ambientato nello stesso identico ambiente composto di politici corrotti, gangster, di alto e basso rango. Stavolta però il protagonista, Ned Beaumont, è un giocatore d’azzardo e un criminale un po’ meno corrotto e un po’ più leale e onesto degli altri, che decide di provare a salvare un amico da un’accusa di omicidio.
E questo, scandalosamente, è quasi tutto per quanto riguarda la carriera di scrittore di Hammett visto che, dopo neanche dieci anni, il suo flusso creativo finì. Dashiell Hammett riuscì a terminare solo un ultimo romanzo, il quinto, L’uomo ombra (The Thin Man), sorprendentemente leggero nei toni e nei personaggi, pubblicato a capitoli nella rivista «Red Book», editato in forma di romanzo nel 1934. Per la verità, Hammett aveva davvero lottato per completare questo libro, che aveva iniziato a scrivere nel 1930. Ma la fama, il denaro, l’alcol e il sesso sfrenato contribuirono a un blocco dello scrittore quasi definitivo.
Inoltre, come era prevedibile, ci si mise anche Hollywood a distrarlo ulteriormente. Così, ci fu l'adattamento del suo libro, la poco vista, inaspettatamente osé, prima versione del Falcone maltese, diretto da Roy Del Ruth. Hammett scrisse anche la sua prima sceneggiatura (la buona ma anonima Le vie della città); tutto ciò accadde nel 1931. In quello stesso anno si innamorò della drammaturga Lillian Hellman (lavorava anche lei per uno studio di Hollywood), divorziò infine dalla moglie e iniziò la relazione che sarebbe durata per il resto della sua vita. Nonostante le norme sulla censura del Codice Hayes fossero un grande ostacolo per l’adattamento cinematografico dei libri di Hammett (e dei suoi contemporanei), L’uomo ombra era perfetto per la nuova epoca del sonoro con le sue leggere commedie romantiche che presto sarebbero diventate commedie demenziali. I diritti furono acquistati immediatamente e il romanzo divenne una serie cinematografica di incredibile successo, un trampolino per Dick Powell e Mirna Loy nei panni di una coppia di investigatori dell’alta società. La serie fu composta da non meno di sei film, dal 1934 al 1947. Hammett non solo fu pagato per i diritti del libro, ma si occupò in prima persona anche di parte della sceneggiatura buttando giù delle idee per la serie; ma il suo soggiorno a Hollywood durò poco e fu senza successo, soprattutto a causa della sua cronica inaffidabilità. Da quel momento i suoi scritti rimasero incompiuti e furono pubblicati postumi, eccetto qualche piccola cosa quasi terminata e il lavoro, seppur sporadico, al romanzo Tulip.
Qualunque fosse la ragione principale del silenzio della penna di Hammett, privò l’universo del romanzo poliziesco di uno dei suoi più grandi talenti nel pieno della sua carriera. Ma il cinema, oltre alla serie tratta dall’Uomo ombra, mantenne la sua opera sotto i riflettori: gli Studios infatti risposero al desiderio del pubblico di maggiore intrattenimento per adulti e alle loro abitudini di lettura che riflettevano i cambiamenti della morale contemporanea. Anche se Hammett non aveva nulla a che vedere con la sua riduzione, La chiave di vetro fu trasposta in pellicola nella versione dimenticata, ma credibile, del 1935 e in seguito nuovamente rifatta nella versione molto più familiare e apprezzata del 1943 della Paramount, con Alan Ladd e Veronica Lake. Una versione abilmente adattata per il cinema dallo sceneggiatore e collega scrittore pulp Jonathan Latimer. Furono fatti altri tentativi di rappresentare i suoi detective sul grande schermo, compreso il secondo tentativo della Warner Bros di filmare Il falcone maltese, una commedia apertamente infedele con Bette Davis, Il diavolo e la signora (1936). Per fortuna qualche anno più tardi, nel 1941, il giovane sceneggiatore principiante e aspirante regista John Houston comprese il vero potenziale del materiale crudo e piccante di Hammett e fece del Mistero del falco il suo magistrale film di debutto. Un classico dei film noir di tutti i tempi, fedele allo spirito e alla lettera del romanzo di Hammett, l’adattamento di Houston del Falcone maltese ebbe anche il merito di trasformare Humphrey Bogart da attore secondario a protagonista e icona cinematografica. Probabilmente la migliore trasposizione dell’opera di Dashiell Hammett che abbia mai raggiunto il grande schermo. La versione del Falcone maltese di Houston è considerata ancora oggi, a buon diritto, uno dei più apprezzati e influenti thriller dell’epoca classica di Hollywood e celebra il suo 75° anniversario nel 2016, qui al Noir in Festival.
Per quanto riguarda Hammett, invece di scrivere (a parte, ironicamente, il suo lavoro per la carriera di Bette Davis, Quando il giorno verrà, nel 1943), spese velocemente tutti i guadagni ottenuti a Hollywood e poi, durante la Seconda guerra mondiale, si arruolò nuovamente nell’esercito rovinando definitivamente ciò che era rimasto della sua salute. Dopo il conflitto, il suo costante coinvolgimento nell’attivismo sociale di sinistra lo mise nei guai con gli sfrenati politici anti comunisti della Guerra fredda e lo portò anche a finire in prigione per qualche mese nel 1951. Finito in disgrazia e improvvisamente fuori moda, con i suoi libri ormai fuori catalogo, visse gli ultimi anni in pessime condizioni di salute, da uomo triste e demoralizzato, seppur idealista e orgoglioso. Un uomo che era stato capace di combattere per le sue convinzioni contro tutto e contro tutti. Dashiell Hammett morì a New York di cancro ai polmoni nel 1961, assistito fino alla fine da Lillian Hellman. In termini di eredità, la Hellman lavorò senza tregua per assicurarsi che la sua opera venisse riconsiderata e, col tempo, la sua brillante raccolta di racconti e romanzi, limitata ma dalla fattura squisita, fu rivalutata per la sua singolarità e originalità.
Negli anni, Hammett è stato relativamente dimenticato dal cinema moderno e adattato solo a intermittenza, nonostante ogni tanto qualcosa sia stato fatto e sia stato sempre di grande interesse. Detto ciò, il sequel parodistico del Mistero del falco, L’uccello tutto nero (The Black Bird), prodotto nel 1975, fu una sorta di disastro commerciale e di critica, un prodotto molto debole se paragonato ad altre attualizzazioni del noir classico, come per esempio Il lungo addio di Robert Altman (1973). Un’affettuosa trasposizione cinematografica della sua vita fu diretta da Wim Wenders nel 1982, mentre i fratelli Cohen dovettero molto a Piombo rosso e alla Chiave di vetro nel loro notevole e acclamato gangster movie Crocevia della morte (1990); seguirono la serie tv noir del 1995 The Fallen Angels, un adattamento del racconto Carta moschicida (Fly paper), e l’eccellente film low budget Dose mortale (2005): tutti lavori che generarono diversi consensi intorno alla sua opera. Siamo ancora in attesa che qualcuno prenda in mano quei brillanti modelli offerti dalla Chiave di vetro e Il falcone maltese e ci regali l’esemplare film noir moderno adattato dall’opera di Hammett che l’autore merita senza alcun dubbio. Fino ad allora il suo magnifico stile letterario sarà più che sufficiente.