di Gaetano Savatteri
Il giornalismo è ancora capace di leggere la realtà? La domanda rimbalza dagli Stati Uniti all’Europa, ed è stata messa nero su bianco dal «New York Times» all'indomani della vittoria elettorale di Donald Trump. Il giornale più famoso al mondo ha ammesso di avere fatto male il proprio lavoro, non riuscendo a intuire per tempo quanto si agita nel ventre degli Stati Uniti.
Una resa, quindi. Almeno apparente. La cassetta degli attrezzi del giornalismo appare inadeguata a leggere il reale. E, a meno di non voler affermare che la realtà è sbagliata, vuol dire che la narrazione del giornalismo è spesso insufficiente.
Non a caso, molti giornalisti cercano altri strumenti per narrare il mondo: il teatro, il cinema, la fiction. O la cosiddetta non-fiction, dove elementi di realtà sono inseriti in una struttura romanzesca. Ciò che per Truman Capote era il New Journalism (quando ancora si poteva immaginare un giornalismo, svincolato dagli schermi classici, ma capace di penetrare e affondare nel reale), adesso sembra sconfinare nel romanzo, nell’invenzione, nello scarto tra vero e finto, tra vero e verosimile. Se la cronaca appare debole, romanzare il reale diventa così potente da riuscire a svelare meglio l’inconoscibile. È ciò per cui è stato criticato Gomorra di Roberto Saviano, ma è anche il segreto del successo e della forza di quel libro.
È il futuro del giornalismo? O questa è la sua involuzione? Il romanzo, spesso noir, scritto dal giornalista usando la sua conoscenza del reale, riesce a raccontare meglio della pura cronaca i retroscena, gli anelli mancanti, le connessioni e collusioni del potere? La violenza banalizzata dai media, riemerge nel romanzo con i suoi molteplici aspetti, con le sue conseguenze psicologiche e sociali?
Molte domande, con risposte tutte aperte. Il giornalista è uno scrittore mancato o un autore che trova nel reale le ragioni della sua scrittura? E quanto diverso è il patto con il lettore a seconda del mezzo usato? Per non parlare degli scrittori puri mandati dai giornali a fare i cronisti, mentre i cronisti si trasformano in scrittori. Forse la contaminazione tra le scritture è il futuro del racconto della realtà, dove il confine tra vero e finto diventa sempre più labile e provvisorio.
Il convegno si tiene il 13 dicembre alle ore 10.30 presso la IULM - Auditorium.
Partecipano
Carlo Bonini, inviato speciale a «La Repubblica», autore (con Giancarlo De Cataldo) di La notte di Roma, Einaudi 2015, e Il corpo del reato, Feltrinelli 2016.
Piero Colaprico, inviato speciale a «La Repubblica», autore (con Pietro Valpreda) di Le indagini del maresciallo Binda, Feltrinelli 2013.
Gianluca Ferraris, vice-capo servizio di «Donna Moderna», autore di Piombo su Milano, Novecento 2016.
Carlo Lucarelli, scrittore, autore e conduttore di radio e tv, regista. Nel 2017 esce il nuovo romanzo con protagonista il Commissario De Luca,
Intrigo italiano.
Fabrizio Roncone, inviato speciale al «Corriere della Sera», autore di La paura ti trova, Rizzoli 2016. Barbara Sorrentini, giornalista di Radio Popolare e direttrice artistica del Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano.