«L’horror è sempre stato
considerato un genere di nicchia. Grazie a The Walking Dead non solo è
stato sdoganato a un pubblico vastissimo ma ne è stata finalmente messa
in luce quella componente intrinseca di metafora e critica sociale che
l’ha sempre reso un contenuto squisitamente noir»; è con queste parole
che Chiara Poli, autrice del libro C'è un solo leader. Anatomia della
serie TV The Walking Dead, ha introdotto l’incontro The Walking Dead,
dentro e oltre lo schermo, al quale erano presenti anche Luca Rochira
(Programming Director Entertainment Channels - Fox Channels) e Mattia
Nicoletti (giornalista di "Metro").
«Lo stesso Rick Grimes - spiega la Poli - è un personaggio molto noir, che vive sul confine della
moralità e legalità, cupo, ambiguo, imprevedibile, con il quale lo
spettatore tende a identificarsi. L’aspetto inerente l’apocalisse
zombie e gli stessi non morti in TWD perdono progressivamente
d’importanza passando in secondo piano rispetto ai contenuti, che
potrebbero definirsi un’evoluzione del discorso di critica sociale
inaugurato da Romero e incentrato soprattutto sulla perdita di identità
dei personaggi e la critica al consumismo; ci troviamo così catapultati
in un mondo senza tecnologia, nel quale l’uomo è costretto a tornare
alle proprie origini, scontrandosi con i propri istinti e l’obbligo di
prendere delle decisioni scomode. E poi, ovviamente, c’è la paura del
diverso».
Proprio a riguardo di quest’ultimo aspetto,
estremamente attuale in tempi segnati da cupi avvenimenti come quello
contemporaneo, si pronuncia anche Luca Rochira: «In TWD prende
progressivamente corpo un assioma: "Se sei solo, muori". I protagonisti
cercano in tutti i modi di ricostruire un piccolo nucleo sociale grazie
al quale andare avanti, e questo nonostante le varie aberrazioni
comunitarie che si trovano ad affrontare nel corso delle serie, ultima
tra le quali Alexandria. Molti critici hanno letto in quest’ultima una
rappresentazione del mondo americano, che continua a vivere con
spensieratezza nonostante la persistenza, al di fuori di confini
presumibilmente sicuri, di una minaccia incombente, quella dell’ISIS,
metaforicamente rappresentata dagli zombie».
Nonostante TWD e
altre serie analoghe continuino a essere quasi ignorate da premi più
mainstream, come gli Emmy, l’impatto che i non morti ideati da Robert
Kirkman hanno avuto sul pubblico è stato enorme. Anche in Italia. «Nel
nostro paese - racconta Rochira - l’abbiamo inizialmente programmato in
seconda serata. La risposta del pubblico è stata però
ottima, con una platea più ampia di quella che si saremmo aspettati, sia
per età, non solo ragazzi ma anche molti adulti, che per sesso, moltissime le spettatrici donne. Così abbiamo deciso di spostarlo in
prima serata senza che questo abbia suscitato polemiche legate
ai contenuti molti forti della serie».
Il segreto di TWD,
però, non è legato solo alla sua critica sociale e all'ibridazione di
generi (nasce come fumetto), ma anche al fatto che «Kirkman, così come
George R. R. Martin, è un maestro nel tenere alta la tensione,
suggerendo che i protagonisti possano morire in qualsiasi momento. È
questo il cliffhanger del ventunesimo secolo», conclude la Poli.
Appuntamento
dunque al 15 febbraio, quando Fox trasmetterà l’episodio 6×09, No Way
Out, in onda negli Stati Uniti il 14 Febbraio 2016 sul canale AMC.