Era nato a Palermo nel 1926, da una grande famiglia che l’aveva allevato alla cultura del bello, Giovanni Cesareo, scomparso oggi nella sua casa di Pollino, sulle rive del Lago Maggiore, dopo una vita intensa e avventurosa. Conosciuto nel mondo come uno dei maggiori studiosi dei mass media, fondatore di riviste che hanno fatto la storia della semiotica applicata all’audiovisivo. Da "Sapere" a "Ikon" fino a "Se-Scienza esperienza", Giovanni Cesareo era stato ancor prima giornalista, critico, perfino interprete per le forze alleate lungo la salita dalla Sicilia a Roma durante la seconda guerra mondiale. Opinionista e critico da "Vie Nuove" a "Sipario", fu poi capo cronista e caporedattore de"L’unità"; ne divenne poi il primo critico televisivo, aprendo una finestra fino ad allora del tutto sconosciuta nell’interpretazione dei fenomeni sociologici della visione.
Fin dai primi anni della formazione, l’impegno politico e il costante contatto con le più diverse situazioni di disagio sociale, avevano convinto Giovanni Cesareo della necessità di connettere la conoscenza al "mondo della vita" e ai processi di mutamento sociale. Convinzione ribadita dalle sue ricerche sul campo nell’ambito della sociologia della famiglia. Studiò il mondo della comunicazione in base all’ipotesi che non basta fermarsi all’analisi del "messaggio" o del prodotto dei mezzi di comunicazione, ma che è essenziale scrutare l’intero processo di produzione e di consumo dell’informazione e della conoscenza sul piano strutturale e sul piano culturale.
Curioso, appassionato, competente, è stato anche fra i fondatori del primo festival sul cinema di genere in Italia (il MystFest di Cattolica e poi il Noirfest a Courmayeur), ma anche delle maggiori vetrine dedicate alla tv, dal Teleconfronto di Chianciano fino ad AntennaCinema a Conegliano. Era docente di Teoria e Tecniche delle Comunicazioni di Massa e di Tecnica della Comunicazione Pubblicitaria al Politecnico di Milano e membro professionista della "World Future Society".