XXV edizione
8/13 Dicembre 2015

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I magnifici tre
di Giorgio Gosetti

21 aprile, 6 maggio, 12 dicembre: tre date di nascita ravvicinate tra loro che cento anni fa scandirono un anno memorabile per la storia del cinema e dello spettacolo. In quell’anno l’invenzione del cinematografo ha appena venti anni e già D.W. Griffith mandava nelle sale un kolossal destinato a cambiare la nuova arte, Nascita di una nazione. Ma né Anthony Quinn (nato in Messico a Chihuahua il 21 aprile), né Orson Welles (che viene al mondo a Kenosha il 6 maggio), né Francis Albert Sinatra (di padre siciliano, cittadino di Hoboken nel New Jersey fin dalla nascita il 12 dicembre) conoscono ancora il proprio destino. Il messicano Quinn, di madre azteca, approderà al cinema nel 1936 dopo aver fatto il boxeur e il pittore; il bambino prodigio Welles debutta in teatro a tre anni, si conquista la fama come regista, attore, illusionista e gira il primo film nel 1934; Sinatra fa l’imitatore e il cantante, si afferma come "The Voice" e viene adottato da Hollywood solo nel ‘44 dopo aver "combattuto" nelle retrovie come entertainer dell’esercito.

Così, per segnare il carattere straordinario di questo 2015 abbiamo chiesto a Istituto Luce - Cinecittà di collaborare con noi siglando ogni giornata nel segno di una diversa personalità, raccontandola nel suo contesto d’elezione con immagini d’epoca che ci riportano a stagioni lontane. Le stesse di quando il cinema italiano scopriva il lato oscuro della società, rimuoveva i veli del non detto censorio, costruiva quella storia negata del noir italiano che è spesso stato occasione di indagine, ricerca della verità, indignazione civile. Un percorso parallelo che punteggerà i giorni del festival con rari "si gira" ritrovati grazie all’archivio storico e ai suoi bravissimi ricercatori.

In un anno di ricorrenze non potevamo ignorare la singolare coincidenza che, in modi molto diversi, questi "Magnifici tre" hanno segnato la storia del genere da angolazioni altrettanto diverse e con l’Italia hanno tessuto un rapporto vitale e pieno di contraddizioni.

Nel macho Anthony Quinn, nell’atleta forzuto o acrobatico che poi viene schiacciato dal peso del destino e della storia ci è piaciuto trovare quella libertà di trasgredire i canoni e superare i limiti che il noir moderno ha sancito ibridando la sua natura originaria. Ne ritroviamo la forza oscura nella rabbia del ribelle Zapata, nella furia cieca di Zampanò, nella lucidità del pistolero e nella pazienza del detective.

Che Welles sia anche per il nostro mondo un punto di riferimento irrinunciabile è perfino pleonastico ribadirlo. Basterebbe la sua apparizione, la prima inquadratura che si regala nei suoi film più intensi per far sì che le immagini dicano da sole il titanismo sofferto e la forza oscura che attraversa il suo cinema e le sue incarnazioni. Quest’anno tutto il mondo si è finalmente inchinato al suo genio e a noi, in coda d’anno, spetta solo un cenno di saluto, una strizzata d’occhi che è implicito inchino.

Diverso invece il caso di Frank Sinatra [Qui sotto in allegato puoi scaricare un saggio di Adrian Wootton, che terrà una masterclass il 10 dicembre alle ore 11 - Ndr], personalità complessa e talento purissimo il cui compleanno ricorre proprio nella nostra giornata conclusiva. A lui dedichiamo un’attenzione speciale perché l’uomo e l’attore (e perfino i crooner disegnano parabole intrecciate; dove non tutto è luce e il buio riflette una realtà complessa. Questo ci piace di "Faccia d’angelo": l’esser stato il beffardo fool di una commedia degli errori che mise insieme Cosa Nostra e Hollywood, l’America e l’Italia, il bel canto e le pistole, la leggenda e la fragilità in un cocktail ben agitato in cui i modelli del noir più classico diventavano comportamenti e gesti quotidiani. Studiati? Naturali? Ecco un enigma da rivelare, affidato al racconto di un esperto, Adrian Wootton, l’inglese.

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  • All The Way. Frank Sinatra by Adrian Wootton