«È stato strano leggere un libro e scoprire, a un certo punto, che quel libro parla di te… »
Non nasconde la sua sorpresa (e preoccupazione - si sa, i personaggi dei libri noir possono fare una brutta fine) Piero Colaprico, giornalista e scrittore protagonista (a sua insaputa) dell’ultimo romanzo di Carlo Lucarelli, Albergo Italia, edito da Einaudi. Il giallista, noto ai più per il programma televisivo Blu Notte e il libro (poi tradotto in un film da Alex Infascelli) Almost Blue, non ha negato il suo divertimento nel compiere frequenti incursioni meta-linguistiche tra finzione letteraria e realtà: «È da un po’ di tempo - racconta Lucarelli - che mi sono accorto di quanto sia divertente e utile ispirarsi a personaggi reali. È accaduto, ad esempio, quando cercavo ispirazione per un capitano dei carabinieri; mi venne in mente Grazia Negro e mi domandai: perché piuttosto che creare un personaggio con le sue fattezze non trasporre direttamente lei nei miei romanzi? E così è stato. Per questo romanzo volevo un capitano che fosse anche un bravo investigatore, e Colaprico, oltre a essere uno scrittore di noir, è esperto in indagini di cronaca. Era perfetto per la parte! Rubare dalla realtà mi pone verso di essa in un atteggiamento di enorme apertura: ho sempre orecchie e occhi aperti su ciò che mi accade intorno».
D’altra parte, lo stesso Lucarelli di definisce "il più grande cosplay del mondo", in riferimento al fatto di essere "travestito da un personaggio dei fumetti", ovvero quell’investigatore Cornelio che l’ha visto protagonista sulle pagine dell’omonimo fumetto della Star Comics, pubblicato qualche anno fa. Il più grande richiamo alla realtà di Albergo Italia, tuttavia, è l’inusuale corrispondenza tra quanto accadeva nell'Italia coloniale di fine Ottocento e in quella attuale: «Il romanzo ha moltissimi punti di contatto con la realtà di oggi, tagli delle spese, funzionari arroccati sulle loro poltrone, finanziamenti illeciti dalla mafia o dai servizi segreti e via dicendo. È stata una sorpresa scoprire che in oltre un secolo l’Italia non sia cambiata per niente sotto tanti punti di vista».
Consapevoli che la responsabilità di tutti gli scrittori sia quella di dar voce all'inquietudine del presente, tra un aneddoto e l’altro riguardante le loro carriere ed esperienze personali, Lucarelli e Colaprico si trovano concordi soprattutto su due cose: «A volte sono proprio gli omicidi a raccontare l’Italia. E i giallisti, tra tutte le categorie di scrittori, sono senza dubbio quelli più inclini al divertimento, che fanno più gruppo e non smettono mai di scherzare». Vedendoli, e conoscendoli, c’è da crederci.