«Avevo una serie di idee su cui lavorare per un libro, poi ci fu lo tsunami, con tanti cittadini svedesi dispersi. Molti di loro erano morti, ma altri, forse, hanno pensato di non tornare a casa e di cambiare identità e vita». Così l’ex pilota di caccia, ora tenente colonnello dell’aeronautica militare svedese, Robert Karjel ha iniziato a scrivere l’intricatissimo Lo svedese. Un successo clamoroso che prossimamente diventerà una serie tv.
Alla questione del cambio di identità, alla volontà di sparire approfittando di una catastrofe naturale, Karjel ha aggiunto il tema della tortura, nato dopo l’11 settembre 2001, e che proprio in questi giorni è tornato tristemente d’attualità.
Una storia, quella de Lo svedese, di doppi, di persone che offrono protezione e di altre che cercano riparo. L’esser doppio che appartiene all’autore stesso, militare e scrittore, per una metà svedese e per l’altra estone.
Non poteva mancare una domanda su Julian Assange da parte di Sebastiano Triulzi, moderatore dell’incontro. «Non è semplice dare una risposta univoca - ha affermato Karjel -. Da un lato ha rivelato cose importanti, dall’altro doveva usare più discrezione perché con le sue rivelazioni ha messo nei guai persone innocenti».