Genovese e orgoglioso di esserlo dagli esordi sul "Corriere Mercantile" fino alla militanza nel Sindacato Critici della sua regione che ha seguito, da autentico giornalista militante, ancora nelle settimane scorse.
Claudio G. Fava che se ne va oggi dopo 84 anni spesi bene (soprattutto per quello che ha regalato a generazioni di spettatori, amici, discepoli), era nato a Genova il 17 ottobre del 1931 e nella sua città era voluto tornare dopo una vita passata in Rai a tenere lezioni di cinema, di eleganza, di competenza e professionalità. E' andato via da "clandestino in galleria" (come nel titolo del blog che teneva da diversi anni con un formidabile sostegno di devoti e appassionati suiveurs), facendo in modo che nessuno se ne potesse accorgere in anticipo, senza che nessuno dovesse preoccuparsi per lui.
Al giallo, al mystery, al polar e al noir ha dedicato per decenni la sua competenza e la sua passione, soprattutto nel nome dell'autore da lui prediletto - Jean Pierre Melville - che fece letteralmente scoprire al pubblico italiano grazie alla tv, ma anche secondo la lezione del belga Simenon di cui poteva citare a memoria pagine e pagine e il cui mito fece rivivere imponendo alla nostra tv pubblica il Maigret di Bruno Cremer e il "clone" Navarro.
Apparve sulla scena del MystFest di Cattolica agli albori di quel festival inimitabile e fece parte del suo comitato fondatore per tutti gli anni '80. Nessuno di quelli che allora aprivano l'estate sulle affollate spiagge della costiera romagnola può dimenticare il suo papillon impeccabile, le sue lezioni di storia del cinema dispensate tra una chiacchiera da bar e un'apparizione in palcoscenico, la sua passione mascherata di ironia bonaria e di un understatement più parigino che inglese.
Parlava la lingua di Maigret con un piacere quasi da gourmet e ne padroneggiava le sottigliezze da allievo di Dumas padre. Ma da dirigente Rai era di casa a Hollywood e tra i suoi vanti c'era la scoperta di una delle più belle serie tv mai prodotte in America, "Hill Street giorno e notte".
Era un amico impagabile, un uomo che coltivava la modestia da maestro e la precisione da vero storico. Scriveva con l'eleganza del creatore di elzeviri, ma era nella conversazione che aveva sviluppato un talento da autentico artista.
Ci ha accompagnati dai giorni del MystFest a quelli del Noir in Festival senza mai lasciare per un momento l'attenzione, senza mai negarci consigli, osservazioni, proposte e sogni. Diceva spesso che la scelta di Courmayeur gli piaceva perché lo riportava più vicino alla "sua" Francia e perché vi aveva trovato una folta comunità ligure. Con noi ha condiviso anche un paio di altre passioni: quella per la spy story (nessuno leggeva bene le Carré come lui) e quella per le pagine dimenticate delle Storia. Talvolta abbiamo parlato più spesso di uniformi militari e delle vicende dimenticate del nostro scalcinato e fierissimo esercito che di noir, di film, di libri.
Per la generazione di Felice Laudadio, quella di Irene Bignardi, quella di Giorgio Gosetti e poi di Marina Fabbri è stato davvero un Maestro: sempre capace di un tono lieve che ammantava un pensiero forte.
Sapremo non dimenticare Claudio G. e oggi ci commuove ricordare quella G puntata che ha fatto di Claudio Giorgio Fava un narratore di cinema a cui tanti spettatori e tanti lettori si erano affezionati come a un amico di famiglia.