La marcia dei Quarantamila è stato un passaggio fondamentale della Storia italiana. Un momento di svolta nel quale quadri e impiegati della Fiat, si rivolsero contro gli operai che combattevano una dura battaglia contro la Famiglia Agnelli, e scesero in marcia, per le vie di Torino, chiedendo di poter rientrare a lavorare nella fabbrica occupata. Una svolta all’interno delle relazioni sindacali, una svolta che ha portato alla fine degli anni Settanta e all’inizio di una nuova stagione le cui conseguenze si mostrano oggi, con il costante tentativo di tornare indietro dalle conquista dei movimenti sindacali, con la fine delle garanzie, con la nascita del precariato di massa.
Quel precariato di cui vive anche Matteo, quarantasette anni torinese, protagonista di Se trovo il coraggio, libro scritto da Dario Buzzolan, giornalista televisivo, quarantasette anni anche lui, che racconta una storia nata trenta anni fa, di una festa della buona borghesia torinese al termine della quale due ragazzi scomparvero. E tutto questo proprio la notte prima della marcia, quando cioè tutto stava cambiando per l’Italia e per Matteo quattordicenne, che oggi vive aiutando un amico a vendere cellulari. Un momento di transizione, tra la fine dei grandi ideali e il residuo di forme di violenza oramai indistinte e incomprensibili, violenza della quale è partecipe Fabiano, una sorta di fratello maggiore, sempre in prima fila nell’aiutare i popoli in crisi, dal Nicaragua all’Africa, ma incapace di fornire un vero ascolto e di preoccuparsi quando un amico ti chiede aiuto.
Una storia drammatica all’interno di una battaglia che è generazionale e politica: il racconto di una Torino che oggi non esiste più, che ha sostituito le case con i bagni sul ballatoio con i ristoranti giapponesi. Una storia che ha impiegato trent’anni per germogliare dentro Buzzolan, primo capitolo di una trilogia, la cui seconda parte è già quasi pronta.