XXIII edizione
10/15 Dicembre 2013

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Henning Mankell
Raymond Chandler Award 2013


Forse mai come nel caso di questo scrittore svedese, amatissimo dai lettori di tutta Europa ben prima di Stieg Larsson, il Premio Chandler andrebbe reintitolato per una volta al nome del più grande investigatore di tutti i tempi, Sherlock Holmes. Questo sia perché il suo ispettore di polizia Wallander sembra fortemente ispirato al fortunato personaggio di Conan Doyle, ma soprattutto perché è il confronto con il prototipo inglese che ci aiuta a comprendere meglio personaggio e scrittore. Se infatti il razionale detective di fine Ottocento scioglie i misteri con la propria capacità deduttiva, e scienza, positivismo e fiducia nel progresso sono i suoi puntelli, Wallander è frutto della crisi novecentesca, si muove alla fine di un secolo che ha svelato l'illusione del progresso, minato la fiducia dell'uomo nelle proprie capacità di interpretare il mondo, figuriamoci di dominarlo. Ma l'uomo di Mankell se è in crisi non è solo. Ecco allora che nelle sue indagini Wallander si affida a una moltitudine di "esperti", persone qualunque che hanno un'ossessione e conoscono tutto di quella ossessione. Questo espediente narrativo ha un duplice effetto: permette a un limitato poliziotto di provincia di ottenere informazioni indispensabili alla risoluzione dei suoi casi, e insieme permette allo scrittore di ritrarre un'umanità sempre interessante che non racconta solo se stessa, ma anche una società, un'epoca storica.

Wallander esercita così una sorta di "investigazione democratica", raccogliendo l'eredità delle utopie degli anni Settanta della Svezia progressista (reinterpretate nel giallo dalla storica coppia di scrittori Per Wahlöö e Maj Sjöwall), ma anche denunciando così il progressivo sfaldamento delle relazioni umane che hanno sempre caratterizzato la provincia con l'avanzare della città globalizzata. Ci sono invece altre caratteristiche che accomunano i due personaggi. Ad esempio il procedere sempre dubbioso delle analisi investigative di Wallander, simile alla prudenza di Holmes, sempre diffidente delle conclusioni troppo affrettate. Oppure la sua istintività, quell'irrazionale lasciarsi andare a un'impossibile eppure efficace immedesimazione coi luoghi e le persone indagati, nel tentativo di captarne l'energia negativa e dunque rivelatrice del segreto che custodiscono. Si potrebbe quasi parlare di una dimensione "spirituale" del personaggio, che trapela inconsapevolmente là dove l'esistenza e le idee che lo caratterizzano non autorizzano a ipotizzarla.

Mankell, come e sicuramente meglio di tanti autori suoi conterranei, sa usare il grimaldello del giallo e seminare l’inquietudine del noir per raccontare la parabola discendente della società scandinava e occidentale tutta verso "un senso di insicurezza generalizzato" che deriva dall’incrudelirsi dei crimini e dalla perdita progressiva di un orientamento etico per combatterli.

Salutato dal «The Times Literary Supplement» come uno dei personaggi più riusciti del poliziesco contemporaneo, l’amletico commissario Wallander è stato negli ultimi anni incarnato dal celebre attore-regista britannico Kenneth Branagh nell’omonima serie tv di successo, prodotta dalla BBC e trasmessa per due stagioni anche in Italia, e che verrà riproposta a breve dalla neonata tv laeffe. A Courmayeur, ad accogliere lo scrittore che ritira il Premio il 13 dicembre, anche un omaggio cinematografico: The Troubled Man, il film della svedese Agneta Fagerström-Olsson, con l’attore preferito da Mankell a incarnare il suo Wallander.

A Henning Mankell va lo storico Premio Chandler non solo per la sua geniale reinvenzione del romanzo poliziesco in chiave contemporanea, diventato insieme spietato meccanismo di disvelamento del male e lucida interpretazione sociale della Storia, così come denuncia di un’Europa malata di xenofobia e razzismo che dimentica il proprio passato a prezzo del proprio futuro. Per una volta è un premio che va anche all’intera esistenza umana dello scrittore, da tempo impegnato in Africa sul fronte del riscatto culturale e materiale di quel continente oggi alla ribalta più che mai sia economicamente che politicamente.

Il festival ringrazia particolarmente l’Ambasciata di Svezia in Italia e la casa editrice Marsilio per l’imprescindibile supporto offerto per la realizzazione dell’evento Mankell.