Nel 2067 il mondo è cambiato. I Palestinesi hanno conquistato quasi tutto Israele e il mondo è in preda alla siccità. Si vive dominati da microchip, si comunica attraverso occhiali interfacciali, siamo controllati, ma soprattutto l’acqua potabile non è più accessibile a tutti: sono cinesi, ucraini e giapponesi che detengono il potere di distribuirla. E Ido, ingegnere idrico che aveva inventato un sistema per rendere potabile l’acqua, svanisce misteriosamente. Al centro di un intrigo in cui si mescolano fantascienza e geopolitica, c’è Maya, la giovane moglie dello scienziato scomparso, una sorta di eroina cyber punk, alla quale fanno da contrappunto i ricordi del quasi centenario Assafgi (alter ego invecchiato dell’autore), che rimpiange la spontaneità della vita di un tempo: poter andare al cinema, incontrarsi con gli amici per discutere o chiacchierare a viva voce, la Coca-Cola, la sensazione di libertà, la consapevolezza di non essere sempre osservato.
Nato nel 1968, autore di cinque romanzi, di un libro di non fiction e di una raccolta di racconti brevi, traduttore in ebraico di Philip Roth, Salinger e Jonathan Safran Foer, Assaf Gavron è uno dei più interessanti giovani autori di quella che è la nuova scena israeliana, e che conta, tra gli altri, Etgar Keret e Nir Baram. Figlio di immigrati inglesi, cresciuto in un piccolo villaggio vicino a Gerusalemme, vive a Tel Aviv. Ha vissuto per dieci anni a Londra, un anno a Vancouver e un anno a Berlino: ĞAmavo Gerusalemme, ma è un luogo di estremisti. È una città intollerante. Non c’è spazio per me. Tel Aviv è una città dove si vive bene, anche se è molto calda durante l’estate. Ci sono belle persone, molti giovani. È un bel posto per chi vuole fare cultura. Soprattutto per chi vuole scrivereğ. Capitano della squadra di calcio degli scrittori israeliani e cantante del gruppo pop The Mouth and Foot, a inizio del 2013 ha pubblicato, in Israele, Hagiva (t.l. La collina), attraverso il quale ha affrontato il tema delle colonie, e che ha suscitato grande successo e clamore in patria.
The Hilltop, Yedi’ot aḥaronot, Tel Aviv, 2013
Hydromania, Zemorah-Bitan, Yehudah, 2008; Idromania, trad. Shulim Vogelmann, Giuntina, Firenze, 2013
Almost Dead, Zemorah-Bitan, Yehudah, 2006; La mia storia, la tua storia, trad. Davide Mano e Stefano Zolli, Mondadori, Milano, 2009
Moving, Zemŵrah-Bitan, Tel-Aviv, 2003
Sex in the cemetery, Zmora-Bitan, Tel-Aviv, 2000
Ice, Gevanim Publ., Tel-Aviv, 1997